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Umbria Green Magazine

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Photo by Alexis Fauvet on Unsplash

La bottega della Speranza

Editoriale di Febbraio.

 

Indifferenziato. Che non consente classificazioni. Non recuperabile. Dovrebbe essere chiaro. Eppure non mi muovo. Attendo. Nella busta che sto per buttare c’è qualcosa che non va. Dunque resto immobile. Con la busta in mano. Il cassonetto mezzo pieno mi guarda e attende che io azioni la leva con il piede per alzare il coperchio. Sto per buttare una busta con dentro giocattoli rotti, cd, dvd, scontrini… Ma c’è dell’altro. Lo so. Lo sento. C’è sicuramente qualcosa che dovrebbe andare nella plastica o nella carta.

Nel cassonetto dell’indifferenziato nascondiamo tutti i nostri errori, tutta la nostra indifferenza nei confronti della natura. Fortuna che il senso di colpa viene sommerso e nascosto immediatamente da altra spazzatura. Devo portare i figli a scuola. Mi devo sbrigare. Devo buttare questa busta e andarmene. Ma non ci riesco. Resto immobile. Con la mascherina al collo. Nella nebbia.

Volevo evitarlo, invece mi metto a filosofare, perché sono in contemplazione di un cassonetto dell’immondizia. Ogni attività umana dovrebbe tener presente l’ordine morale che sorregge il mondo e ritrovare la capacità della contemplazione per riscoprire il senso della poesia, intendendo con questa bella parola proprio «il senso del fermarsi e donarsi un momento di apertura verso se stessi e gli altri nel segno della gratuità, del puro disinteresse» (Papa Francesco) per poter coniugare lo sviluppo con la sostenibilità. Tutto ciò impone uno sforzo inaudito. Uno sforzo mentale pazzesco. Un cambiamento culturale. Impensabile. Eppure questo cambiamento sta già avvenendo. Ce l’ho di fronte agli occhi. Stiamo andando verso un nuovo paradigma terrestre, senza nemmeno accorgercene.

Ci sono tante realtà imprenditoriali, infatti, che hanno deciso di investire in tecnologie e in progetti ad impatto zero e sposato la missione ambientalista che auspicava Cipolla e che era quella di produrre all’ombra dei campanili cose belle che piacciono al mondo perché molto più che l’indice economico del PIL, «nel futuro il livello estetico diventerà sempre più decisivo per indicare il progresso della società» (Galbraith).
«L’impresa che sceglie la ricerca scientifica e tecnologica dovrà dimostrare di saper andare oltre il mero interesse economico, e dovrà tener conto della natura di ciascun essere e della sua mutua connessione in un sistema ordinato» (Papa Giovanni Paolo II).

Quindi basterebbe stare a guardare. Aspettare che gli altri facciano qualcosa. Aspettare che cambino davvero il mondo. Potrei restarmene sul divano come accaduto durante il periodo di lockdown mondiale nella primavera del 2020 a causa del Covid-19. A marzo ci dicevano: questa è una guerra che si vince stando seduti sul divano. Sarà lo stesso anche per l’apocalisse ecologica? Si vincerà stando sul divano? Guardando la TV? Certo, sicuro. Dirò di più: io la fine del mondo me la registro.

Ho messo a nudo il mio cuore. Ci sono dentro fino al collo. Come tutti. Si tratta del conflitto dell’uomo con la natura. Un conflitto che esiste fin da quando Homo Erectus vide un fulmine colpire un albero e scoprì il fuoco. Maledetta natura indifferente. «L’idea stessa di bellezza propugnata da Baudelaire muove da un odio inflessibile e disperato per la natura», scrive Piperno. Mi sto ribellando. Sono contro-natura. Così finalmente potrò buttare questa busta nell’indifferenziato fregandomene degli errori commessi. Che ci vuole. Anche Baudelaire era contro la natura e mica solo lui.
Niente da fare.
Resto immobile con la busta in mano.

Anche se sono contro-natura e commetto errori, anche se a volte mangio junk food, anche se non riesco ad essere un ambientalista come vorrei, sento che non posso buttare nel cassonetto questa busta, sento che c’è un errore. Ma forse è dimenticanza. Oblio. Leggerezza: una leggerezza imperdonabile. Voglio andare a scoprire ciò che muove a cominciare. Ormai ci sono. Lo sento. Perché su questo non c’è più alcun dubbio: è arrivato il momento di ricominciare e per farlo serve di tutto: identità, coesione, bellezza, stupore, speranza: «occorre che gli uomini comincino come nell’antichità», scriveva Kierkegaard nei Diari.
Ciò che muove a cominciare sarà pertanto ancora una volta la meraviglia, come nell’antichità per i Greci. «L’ambientalismo del futuro sarà la forma più alta di umanesimo», scrive Telmo Pievani ne La Terra dopo di noi: il rispetto dell’ambiente è passione per la bellezza, per la capacità di stupirsi e di riscoprire la speranza. La bellezza salverà l’ambiente. Langer in effetti scriveva che la conversione ecologica si affermerà quando sarà socialmente desiderabile. Ci sono. Ora mi sento meglio. Ma non basta.
La bellezza non basta, evidentemente: ancora non riesco a buttare la busta nella spazzatura.
Questa storia dei cambiamenti climatici ha a che fare con il sublime. Non si può negare. La lotta ai cambiamenti climatici stravolgerà le nostre vite. E se invece fosse un’occasione? In fondo quando ero piccolo non esisteva la raccolta differenziata.
Mariotti afferma che attraverso il coraggio e l’ingegno, le nuove strategie ambientali possono sviluppare i territori e le imprese, mitigando le disuguaglianze. Serve una visione complessiva: dal patrimonio forestale alla finanza verde, dai nuovi materiali alle smart cities. La politica ambientale deve diventare politica tout court.

Il fiume del mio paese era già inquinato quando sono nato. Non ho mai potuto farci un bagno.

I bambini mi hanno raggiunto. Hanno lo zaino sulle spalle e un libro di Rodari in mano.
“Papà, andiamo? Butta la spazzatura altrimenti facciamo tardi a scuola”.
Indossano la mascherina.
Quando sono nato ho rinunciato ai fiumi puliti.
I miei figli, oltre ad aver ereditato come me questi fiumi, sono costretti a vivere con la mascherina. Non posso togliere loro anche la speranza.
“Un attimo. Aspettatemi un attimo. Non importa se arriverete con qualche minuto di ritardo”.
Apro la busta.
Anche i bambini osservano.
“Quella è plastica”, dicono.
Mentre prendo il contenitore dello yogurt per buttarlo nel cassonetto giusto, dico loro:
“Se io avessi una botteguccia, fatta di una sola stanza, vorrei mettermi a vendere, sapete cosa?
La speranza” (Rodari).

Umbria Green Magazine nasce per coltivare la speranza. Buona lettura e buona visione.

Biografia

Daniele Zepparelli. Nato il 2 giugno 1978 a Marsciano (PG). Laureato in Lingue e Letterature Straniere e in Scienze della Formazione Primaria. Maestro di scuola primaria. Socio fondatore di Techne, azienda che si occupa di energie rinnovabili. Ideatore e organizzatore dell’Umbria Green Festival, evento che si svolge ogni anno tra Terni e Narni. Pubblicazioni: Il triste valzer di Mefistofele. Saggio. Secondo al concorso letterario nazionale Premio Città di Castello.

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