Salire in montagna: la scelta sostenibile nel nuovo libro di Luca Mercalli
«Questo mondo è scomparso per sempre. Moltissimi dei suoi figli però vivono ancora e parecchi di loro sono figli consapevoli. Essi appartengono a due mondi, a quello morto non ancora estinto in loro, e al mondo nuovo degli eredi, che li ha rilevati come si rileva una merce in liquidazione».
Parole sibilline, quelle di Franz Werfel tratte dal libro Nel crepuscolo di un mondo (Mondadori, 1950), che spingono a domandarsi che cosa resta del mondo che conosciamo e di quello che stiamo lasciando ai nostri figli. Nell’incertezza della vita (Bontempelli parlava di un non conoscibile che sfugge alla razionalità), invochiamo la scienza quale disciplina in grado di rispondere allo stravolgimento sociale ed economico al quale la pandemia ci ha sottoposto da alcuni mesi a questa parte.
Volendo ridurre all’osso il pensiero di Werfel, si potrebbe parlare dei nuovi paradigmi che scardinano i vecchi sistemi. Eppure, c’è qualcosa in più tra le pieghe delle sue parole, qualcosa che mette in discussione la ricerca esistenziale: «Appartenere a due mondi, abbracciare con un’anima sola due età, è una condizione veramente paradossale, che si ripete di rado nella storia, ed è imposta solo a poche generazioni umane». Ed è così che l’indagine scientifica prepara il terreno a quella linguistica ed emotiva. Entrambe procedono per analogie ed espansioni, «forme infinite di incomparabile bellezza», sottraendo le parole a Darwin.
È forse da queste molteplici significazioni che prende le mosse il viaggio di Luca Mercalli verso le altitudini delle Alpi Cozie alla ricerca di una vita più «contemplativa e meno competitiva». Salire in montagna. Prendere quota per sfuggire al riscaldamento globale (Einaudi, 2020) è il racconto che il meteorologo, climatologo e divulgatore scientifico ci consegna con l’intento di rendere note le motivazioni che lo hanno spinto a diventare parte di una comunità montana. Inizia un viaggio dalle ambientazioni a tratti buzzatiane lontane, tuttavia, dal realismo drammatico e cupo delle vette descritte dallo scrittore bellunese. La montagna di Mercalli è salvifica, accoglie e non respinge.
La baita scelta da Mercalli rappresenta non solo un’abitazione sostenibile in termini architettonici ma nasce anche da un desiderio di riscoperta di un futuro differente: l’esplorazione antropologica (insita nella stessa necessità della narrazione) riflette un chiaro ripensamento della persona e del suo ruolo in relazione all’ambiente. In altre parole, l’idea di una vita tranquilla al riparo dal caos delle metropoli viene presa in considerazione alla luce dei cambiamenti climatici che sono alla base di stili di vita non più sottovalutabili.
Salire in montagna rappresenta il connubio tra narrazione scientifica e romanzo: gli scorci poetici sono affiancati da un approccio metodologico lo stesso che conferisce, da sempre, autorevolezza alla parola di Mercalli. La lezione di Mercalli riflette la posizione della comunità scientifica unita nell’affrontare con determinazione oggettiva i macro-argomenti alla base dei cambiamenti ambientali (di cui quello climatico è solo uno dei tanti temi).
Come emerge dal libro, la scienza è la risposta per trovare soluzioni concrete al fine di prevenire i molteplici problemi e i rischi ambientali, economici e sociali.
La scienza accompagnata all’arte narrativa conduce l’uomo alla contemplazione e questa rappresenta la strada migliore per una scelta di vita consapevole che tenga conto non solo dell’individuo in sé ma anche e soprattutto di ciò che lo circonda.