
Lungo i sentieri della parola poetica. Dialoghi con Andrea Cortellessa
La parola attribuisce un nome alla “cosa”. Come ricorda Carlo Sini nel saggio “L’immemoriale e la parola poetica” (Interlinea, 2005), riprendendo la lezione di Platone, la parola “ricorda”. «Parola della memoria che, di necessità, è sempre parola seconda e mai parola prima… parola che propriamente è “segno” della cosa». Nel cammino verso il concetto, la parola si allontana dal ricordo “eclissandosi” e volge lo sguardo alla trascendenza. L’esperienza del linguaggio, sempre ritornando a Sini, è il contenuto della poesia.
La parola poetica è la parola in movimento che si spinge fino ai margini (ed oltre) del linguaggio stesso. Heidegger ci mostra come la parola poetica sia la parola «in cui la pienezza del dire, che è carattere costitutivo della parola detta, si configura come pienezza iniziante. Parola pura è la poesia».
Con Andrea Cortellessa, nell’ultima edizione di Umbria Green Festival, abbiamo iniziato un cammino lungo i sentieri della parola poetica, tentando di carpire le due facce della stessa alla maniera di Sini («distinte e indisgiungibili come il maschio e la femmina non possono stare separati diceva Aristotele») e intercettando nella voce di alcuni scrittori e poeti la risposta all’immanenza della parola che da scritta diventa immagine.
L’intervista durante l’edizione 2020 del nostro Festival: