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La letteratura ci salverà dall’estinzione. La parola a Carla Benedetti

Pubblichiamo l’articolo uscito su Medium. Ringraziamo l’autore per la concessione. 

 

Un titolo che è più di un programma, un programma che si fa manifesto prima ancora che fervido auspicio.

La letteratura ci salverà dall’estinzione di Carla Benedetti (Einaudi) è un agile e compiuto pamphlet che titilla le nostre coscienze per mostrarci che il nostro passaggio nell’Antropocene non può essere slegato dalla capacità di farci “acrobati del tempo” (felice citazione da Günther Anders).

Cosa ci impedisce di pensare al domani? In una messe di realizzate citazioni, l’autrice chiama in causa tra i primi lo scrittore statunitense John McPhee, secondo cui la scoperta che la Terra fosse più vecchia della comparsa dell’uomo e che quindi quest’ultimo non fosse al centro dell’universo costituisce una decisiva ferita narcisistica, pari a quelle già inferte dalla rivoluzione copernicana, dal darwinismo e dalla psicoanalisi.

Questo sarebbe già un valido motivo per pre-occuparsi non solo dei viventi, ma anche dei cittadini futuri mostrando nei loro riguardi quell’empatia e quella predisposizione di azioni e strumenti in cui scarseggiano economia, politica e diritto e in cui dovrebbero primeggiare letteratura e filosofia. La speranza che siano queste discipline a salvarci dall’estinzione è il secondo motivo per guardare al futuro con ottimismo e partecipazione.

Per suffragare queste tesi, Carla Benedetti ricorre all’analisi delle diverse forme di angoscia — senza timore, vivificante, amante — insite nelle teorie critiche della società, attingendo a testi di Adorno e Debord, Ghosh e Gadda, Anders e Hawking (“sull’inevitabilità del disastro (…) dà per scontato che non si possa fare nulla per cambiare la rotta su cui viaggia l’umanità”) che servono a ricordarci che gran parte della cultura umanistica ha rimosso per troppo tempo la grave emergenza ambientale che ci sta soffocando.

Questa nuova e lunga crisi ci induce quindi a formulare nuovi schemi di pensiero, a mettere in atto nuovi modi d’agire, a introdurre nuove forme di narrazione in vista di un “affratellamento planetario”, per citare Antonio Moresco.

Il volume è una profonda riflessione sul ruolo della letteratura ai tempi dell’Antropocene finalizzata a interrogare il nostro modo di stare al mondo e di sentirci umani, correggendo la rotta dell’antropocentrismo spinto che ha contraddistinto la modernità e introducendo un “benefico effetto correttivo”.

La visione che ne emerge dovrebbe aiutarci, secondo l’autorevole parere di Carla Benedetti, a reintrodurre nel pensiero, nelle narrazioni e nell’arte il tempo profondo della Terra e del cosmo, obbligandoci al confronto con la complessità delle connessioni che formano l’ambiente della vita sul pianeta, al di là di quelle economiche e sociali, e al di là dell’uomo.

Biografia

Vincenzo Barometro (Napoli, 1982). Legge, scrive e lavora, talvolta contemporaneamente. Vanta una discreta attività di ghostwriting (tv, web, stampa, comunicazione politica) e dal 2018 cura il blog Letteratume sulla piattaforma Medium.

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