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Sala dei tormenti - Narni sotterranea

Alla scoperta di Narni Sotterranea: un luogo magico nel cuore dell’Umbria

Qualcuno la chiamerebbe predestinazione, altri fortuna, altri ancora una serie di inspiegabili coincidenze.

Fatto sta che, un cumulo di macerie con annessi ambienti diruti, scoperti nel 1979, sembrava non avessero nulla da raccontare e invece, grazie alla perseveranza e alla costanza di chi li ha trovati, insieme ad uno o a tutti i fattori indicati sopra, quegli spazi inanimati hanno cominciato a narrare la loro storia.

Stiamo parlando di Narni sotterranea, un luogo che fino al 1994 era del tutto sconosciuto e che oggi è divenuto il principale attrattore turistico della città.

Ma andiamo con ordine.

Narni negli anni settanta era protesa verso lo sviluppo industriale ed i piani regolatori prevedevano grandi zone di espansione edilizia, soprattutto verso la stazione ferroviaria, lontano dal centro storico, che si stava pian piano spopolando. La tutela del patrimonio culturale, la creazione di un museo cittadino, il recupero della Rocca che cadeva a pezzi, ma soprattutto una valida politica di sviluppo turistico erano tutte belle idee, che però restavano nel cassetto. Il sogno per un giovane era di entrare in fabbrica con un lavoro fisso, magari prendendo il posto di un genitore.

In questa situazione sociale, nella quale stava dilagando l’uso delle prime droghe, senza la reale cognizione di cosa avrebbero provocato, sei giovani studenti, tra essi un maggiorenne, accomunati dalla stessa passione per la natura, decisero di organizzare delle escursioni sulle montagne vicine. Proprio durante una di esse trovarono una grotta e non seppero rinunciare alla voglia di sapere cosa nascondesse quel buio pesto. Nasceva così, nell’ottobre del 1977, il Gruppo Speleologico UTEC Narni.

Senza attrezzatura e senza un quattrino, ma animati da un innato spirito d’avventura, non seppero trattenere la gioia quando, la locale Cassa di Risparmio, donò loro 50.000 lire per acquistare una vera corda.

Era il mese di maggio del 1979, dovevano provare quella lunga fune e così decisero di scendere dal muro di sostegno dei giardini pubblici: 15 metri di dislivello, una scarica di adrenalina.

Fin lì tutto bene, compresa la discesa e l’atterraggio, i problemi iniziarono poco dopo, quando l’ottantenne ortolano, che coltivava il piccolo appezzamento sottostante il muro, vide camminare i ragazzi sulla sua insalata.

L’approccio, non proprio amichevole, per fortuna sfociò nelle scuse dei sei, che in cambio ricevettero un grosso regalo: lì, a due passi, il vecchietto aveva trovato uno stretto pertugio, fra i rovi e i ruderi di un vecchio convento domenicano, che sperava nascondesse un tesoro.

Era soltanto l’inizio.

Dopo una serie di rocambolesche vicende, di porte murate riaperte nottetempo, di bugie raccontate ai genitori, pur di proseguire nelle loro esplorazioni, gli amici trovarono una grande sala vuota e, accanto ad essa, una piccola prigione, o almeno così sembrava, caratterizzata da un’infinità di graffiti, lasciati sull’intonaco da una mano sconosciuta.

Un nome e una data erano leggibili: Giuseppe Andrea Lombardini 4 dicembre 1759.

Gli anni passarono, i componenti del gruppo crebbero e le loro vite presero strade diverse, pur restando profondamente legati tra loro e alla scoperta, ma il più grande, entrando in quella prigione, aveva percepito una strana sensazione, come se quel giorno gli fosse stato affidato un compito e lui avesse accettato la sfida: scoprire l’identità dell’uomo che aveva lasciato la sua firma.

L’idea che in quei sotterranei ci fosse stata l’Inquisizione balenò nella testa del ragazzo; provò a condividerla con i “sapienti” della cittadina, parroco compreso, ma fu subito smentito perché non vi era documento che ne parlasse.

Eppure era convinto delle sue affermazioni ma serviva una prova, certa, ineluttabile, difficile da trovare, visto che tutti gli archivi dei conventi di Narni erano andati distrutti o dispersi ed entrare in Vaticano non sembrava semplice.

Nel frattempo, dopo la morte dell’anziano ortolano, il più grande del gruppo, aiutato da altri suoi amici, cominciò un’opera di rimozione delle macerie e di ripulitura delle strutture perché quei luoghi, dimenticati da Dio e dagli uomini, tornassero a vivere e potessero essere visitati dai narnesi, ma soprattutto dai turisti.

Il ragazzo, ormai divenuto uomo, vedeva già con l’immaginazione come quel polveroso dedalo di ambienti si sarebbe pian piano trasformato; per terminare i lavori era necessario del tempo, perché non vi erano risorse economiche, ma cosa potevano essere alcuni anni, a confronto dell’eternità, dov’era relegato l’autore dei graffiti?

Nel maggio 1994 nacque Narni sotterranea, venne aperta al pubblico e fu un successo.

Ma la città pagava ancora lo scotto di un secolo di industrializzazione, che seppur avesse dato lavoro a tanti, l’aveva esclusa dai grandi circuiti turistici regionali. Non sarebbe stato semplice trovare persone da condurre a visitare un luogo che, fino a quel momento, non era mai stato inserito nelle guide ufficiali e soprattutto era nascosto alla vista dei più.

Colui che da anni aveva accettato la sfida non si arrese e con caparbietà cominciò a frequentare borse turistiche nazionali e internazionali, ad ottenere servizi televisivi e sulla stampa specializzata, cominciò il passa parola e si attorniò di validi collaboratori, compresa la giovane moglie che condivise con lui impegno e sacrifici.

Ora vi starete chiedendo chi fosse quel prigioniero che aveva lasciato i graffiti nella piccola prigione, quale percorso abbia intrapreso il nostro amico per scoprire la sua identità e se ci sia veramente riuscito.

Possiamo dirvi che il risultato è stato ottenuto, ci sono voluti oltre trent’anni di ricerche, successi e delusioni, ma alla fine oggi conosciamo il suo vissuto. Dalle approfondite ricerche sono nati quattro libri di estremo interesse, che invitiamo a leggere e un’appassionante docu-fiction: Alla ricerca della verità.

Sarebbe troppo lungo raccontarvi tutta l’avvincente avventura, tra l’Archivio Segreto Vaticano e quello dell’Inquisizione, il Trinity College di Dublino, le Logge Massoniche e quant’altro. Se ciò che vi abbiamo narrato ha acceso in voi la sana fiammella della curiosità, vi invitiamo a visitare Narni sotterranea e a conoscere Roberto, il ragazzo di allora, che sarà ben felice, insieme ai suoi fidati collaboratori, di farvi vivere la storia, quella con la S maiuscola. Uscirete felici di essere stati protagonisti e non semplici spettatori.

 

Riferimenti pubblici: 

www.narnisotterranea.it

info@narnisotterranea.it

Biografia

Roberto Nini è archeologo medievista con la passione della speleologia da sempre, ed è stato uno degli scopritori della Narni sotterranea, che ha contribuito a valorizzare e gestire. Per svelare i misteri legati alla storia ed al sottosuolo della sua città ha effettuato numerosi scavi e appassionanti ricerche nei più importanti archivi, tra i quali quelli vaticani e al Trinity College di Dublino. E’ stato docente a contratto presso l’Università degli Studi di Camerino ed è autore di numerose pubblicazioni e articoli divulgativi e scientifici.

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