San Valentino: ricostruzione storica del Santo Patrono di Terni
Il testo più importante riguardo alla vita di San Valentino arriva intorno al 725 ed è la Passio Sancti Valentini, che si conclude con la decapitazione del vescovo di Terni il 14 febbraio al 68° miglio della via Flaminia. La doppia tomba — quella romana e quella ternana — dà origine a un duplice culto e a un dibattito sulla reale identità del santo mai risolto definitivamente.
Tra le molte teorie elaborate quella più comunemente accettata ritiene che si tratti dello stesso personaggio il cui culto si è sviluppato in modo diverso nelle due città alle quali il santo era, per qualche motivo, legato. Più recentemente Edoardo D’Angelo ed Emore Paoli, analizzando il testo della Passio e comparandolo con documenti storici, hanno ipotizzato uno spostamento della data di morte del vescovo di Terni di almeno di un secolo, intorno al 346.
Ricostruire con certezza l’identità di san Valentino, quindi, è quasi impossibile, tanto più che a creare maggior confusione è l’ampia diffusione del nome Valentino tra la tarda antichità e l’alto medioevo.
Basti pensare che Valentino è anche il nome di un eretico contro cui scrive un libro Tertulliano (contemporaneo del santo ternano), di altri cinque martiri tutti morti nel 305 — di cui due a Ravenna! —, di un altro martire, vescovo di Genova ucciso nel 325 e celebrato il 2 maggio, di un altro vescovo in Germania e di un altro ancora il cui teschio è custodito nella basilica di Santa Maria in Cosmedin a Roma.
Ci sono poi almeno altri cinque santi con questo nome, tra martiri e vescovi vissuti tra il IV e il XVIII secolo e un papa — il centesimo della storia della Chiesa — che ha regnato tra l’800 e l’827.
Nessuno, quindi, potrà mai rivendicare la “vera” vita di San Valentino, anche se quelle poche certezze che abbiamo ci bastano in realtà a farne il patrono dell’amore: come ogni vescovo dell’antichità, infatti, Valentino era sposato, quindi innamorato. E come ogni martire, ha dato la vita per gli altri.