
Il viaggio: la culla del nostro infinito
Si sta per aprire il sipario di Umbria Green Festival 2025 e la voce che arriva in sottofondo, il canto che ci incanta come le sirene di Ulisse, è quello di Charles Baudelaire: il poeta ci invita al viaggio con il solo bagaglio del nostro infinito, nell’infinito mondo. “E andiamo, al ritmo delle onde, cullando il nostro infinito, sull’infinito dei mari”, seguendo la musica di un invito che ci appartiene, che fa risuonare in noi un imperativo ancestrale ed eterno.
È l’imperativo dell’Ulisse che vive in ognuno di noi. “Considerate la vostra semenza: fatti non foste a viver come bruti, ma per seguir virtute e canoscenza”. Una “canoscenza” ottenibile viaggiando sia fisicamente, nel mondo delle diversità culturali e naturali, che mentalmente, nel mondo infinito delle essenze individuali. L’invito al viaggio non è altro che l’invito a diventare sempre di più esseri umani, a vivere pienamente la nostra umanità che sta tutta nell’essere degli eterni funamboli, in labile ma inarrestabile cammino, lungo la linea di confine tra l’uomo e il sogno, tra la volontà di esistere in questo mondo e quella di tendere verso un sempre nuovo e diverso “di più”.
L’uomo è in continuo viaggio. Lo è giorno dopo giorno nell’età della sua vita, lo è nel desiderio di conoscere sé stesso, lo è nella tensione verso l’altro, verso l’ignoto, verso il diverso che scopre poi essere così simile a sé stesso. “Ti invito al viaggio, in quel paese che ti somiglia tanto” dice Battiato. Ma l’uomo è in viaggio anche quando si avventura lungo i binari del progresso scientifico, in cerca di sempre nuovi metodi in grado di realizzare un futuro migliore e sostenibile.
“Per non essere mutati in bestie s’inebriano di spazio e luce e di cieli ardenti come braci” sono le parole del componimento di Baudelaire: chiudono i Fiori del Male ma segnano l’inizio di ogni vita consapevole.
Cos’è davvero il viaggio? Come lo si vive senza sprecarlo?
“Tra bufalo e locomotiva la differenza salta agli occhi: la locomotiva ha la strada segnata, il bufalo può scartare di lato e cadere”, canta De Gregori in Buffalo Bill. In un mondo in cui il viaggiare si è inaridito al solo significato di spostamento di materia, e si è perso il suo significato più profondo, Umbria Green Festival, porge il suo invito: riscoprire il viaggio come “moto verso qualcosa” soprattutto in senso conoscitivo ed umano. L’invito al viaggio vuole offrire uno spiraglio di diversità incarnando proprio quello scarto di lato che è ancora in grado di fare il bufalo cantato da De Gregori. Il progresso, fino ad oggi, ha avuto una strada segnata, fatta di vampirismo energetico nei confronti della terra e della natura. Il viaggio è diventato solo un “taglia e cuci” tra i diversi capi del mondo. Un mero utilizzo di tecnologie sempre più all’avanguardia ma in grado di rispondere ad un solo dettame: quello della velocità, della rapidità, del risparmio del tempo, noncuranti delle proprie derive tossiche. In questa fuga senza volti e senza nome, fatta di orari e di scadenze, convinti di poter ottenere sempre un “accumulo di tempo in più”, ci siamo dimenticati che della cosa più preziosa, il tempo della vita, ne abbiamo sempre meno. Privata delle sue stesse risorse la natura muore, e noi con lei.
Riscoprire il viaggio nella sua essenza è sentire che esso non è antagonista della natura ma un suo naturale figlio. La natura stessa è in viaggio quando si “sposta” di stagione in stagione e così accoglie e spinge le sue creature al viaggio. Come gli animali, pronti a seguire l’istinto di una continua migrazione verso luoghi più consoni alla vita, anche l’uomo, per secoli, ha risposto a questo naturale desiderio. Uomini di ogni sorta, sotto ogni cielo, hanno inseguito la scoperta, la voglia di conoscere luoghi ignoti capaci di offrire nuova vita. Il viaggio, in armonia con la natura, era mezzo per sfamare corpo e anima: il primo grazie alla scoperta di nuove terre fertili; la seconda grazie agli incontri con l’altro e con sé stesso. “Lui conobbe lei e sé stesso, perché in verità non s’era mai saputo. E lei conobbe lui e sé stessa, perché pur essendosi saputa sempre, mai s’era potuta riconoscere così” dice Calvino. É attraverso l’incontro con l’altro che incontriamo e conosciamo il nostro io. Alziamoci in piedi, mettiamoci “scomodi” e iniziamo a camminare dietro un’idea di viaggio che torni ad essere in armonia con la natura e rispettoso delle sue preziosissime risorse. Il viaggio con Umbria Green Festival è un viaggio “diverso”, verso possibilità nuove di sostenibilità ambientale in grado di restituire bellezza a quella stessa terra da cui la traiamo o, viceversa, di trasformare in bellezza quello che all’origine bellezza non è.