
#BeatPlasticPollution: il grido di allarme del World Environment Day a Jeju
Dalla Corea del Sud le buone pratiche attivate in seguito all’appello delle donne sommozzatrici.
#BeatPlasticPollution è l’hashtag lanciato il 5 giugno in occasione della Giornata Mondiale dell’Ambiente (World Environment Day): l’edizione 2025 è dedicata al tema della lotta all’inquinamento da plastiche e l’iniziativa delle Nazioni Unite è stata fortemente voluta per incoraggiare la conservazione ambientale e incentivare l’opinione pubblica a frenare questa devastante forma di inquinamento.
Quotidianamente viene riversato negli ecosistemi acquatici l’equivalente di duemila container colmi di plastica: una quantità compresa tra 19 e 23 milioni di tonnellate di rifiuti, che inevitabilmente inquinano mari, laghi e fiumi. “L’inquinamento da plastiche sta soffocando il nostro pianeta – ha affermato António Guterres , Segretario Generale delle Nazioni Unite – la plastica si frammenta in parti sempre più piccole e si infiltra in ogni angolo del globo: sulla cima dell’Everest, nei fondali dell’oceano, nel cervello umano e nel latte materno’’.
L’immissione della plastica nel sistema globale delle acque ha il potere di alterare i processi naturali, riduce la capacità di adattamento al surriscaldamento globale e impatta direttamente sulla vita delle comunità naturali ma anche umane, perché danneggiando la catena dell’approvvigionamento riduce le risorse disponibili.
Quest’anno, le celebrazioni della Giornata Mondiale dell’Ambiente si sono svolte a Jeju, in Corea del Sud, senza dubbio contesto che si può definire all’avanguardia nel riciclo della plastica. Proprio qui, fra il 2020 e il 2023, è stato costruito il Jeju Resources Circulation Center, un centro di smaltimento della plastica capace di educare la cittadinanza alle buone pratiche anche attraverso attività ludiche.
La trasformazione di Jeju in un esempio virtuoso nasce dal grido d’allarme delle donne Haenyeo, le donne sommozzatrici dell’isola, che negli anni Ottanta e Novanta del secolo scorso hanno iniziato a raccontare il cambiamento degli Oceani, registrato con i propri occhi durante le immersioni. Queste donne sono le protagoniste da sempre di una pratica secolare, a lungo considerata come importante forma di reddito per moltissime famiglie dell’isola: praticano la pesca seguendo una tradizione trasmessa di madre in figlia e il loro sguardo sulla salute dei mari è di fondamentale importanza, tanto che ancora oggi la loro attività è un patrimonio culturale riconosciuto a livello mondiale. Sono state proprio loro a raccontare a gran voce come ormai la spazzatura impedisse di muoversi agilmente in acqua, in seguito alla crescita economica che aveva portato la Corea del Sud alla tragica scelta di convertire i contenitori in bambù e terracotta con prodotti monouso realizzati in plastica.
Oggi in questa stessa regione, fino a pochi anni fa considerata fra le peggiori del mondo, si riciclano il 66% dei rifiuti provenienti dal mare, mentre il resto del pianeta è fermo al dato del 19%.
La contrattazione dei negoziati che attualmente impegnano gli Stati sulla redazione di un trattato internazionale giuridicamente vincolante per porre fine all’inquinamento da plastiche riprenderanno alla fine dell’anno in Svizzera.