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Nel verde cuore dell’Umbria c’è un tempio della spiritualità

Verso la fine degli anni ’70, all’interno di una cava sita in una piccola frazione del più giovane comune dell’Umbria, venne alla luce uno dei siti paleontologici più importanti e unici al mondo: la Foresta Fossile di Dunarobba, cinquanta tronchi perfettamente conservati allo stato ligneo, grazie all’argilla che li ricopriva.

L’improvvisa e curiosa scoperta attirò fin da subito l’attenzione di tantissima gente, che, abbandonando l’auto sul ciglio della strada e attraversando i campi per vedere la foresta, si riversò all’interno di quella che di colpo smise di essere una cava, e che non essendo ancora recintata, diventò immediatamente un’attrazione culturale. Nel giro di poco tempo si sparse la voce, arrivò la stampa, la televisione e cominciarono così ad arrivare altre persone, gruppi organizzati e scolaresche a frotte, con flussi e numeri così alti che risultò impossibile contabilizzarli.

Le foto scattate in quel periodo colpiscono ancora per la loro suggestione: ritraggono persone di tutte le età stupite di trovarsi al cospetto di quei tronchi giganti che dominavano un paesaggio dall’aspetto lunare, metafisico e surreale, che incuteva un istintivo e timoroso rispetto nei visitatori.

Quei tronchi leggermente inclinati, assomigliano a tante colonne di un antico tempio in procinto di cadere lentamente su se stesso: una sorta d’istantanea scattata milioni di anni fa, ma che ancora resiste all’usura del tempo. E quella gente accorsa per vederne le sacre macerie, assomiglia alla folla che si sposta attirata per vedere chissà quale miracolo.

Eppure qui non c’è una Madonna che piange, un sangue che si scioglie o un cespuglio che s’incendia, ma un miracolo: quello della natura. C’è qualcosa di così potente, misterioso e senza tempo, che tocca ancora più profondamente le corde emotive dell’anima di ognuno.

Questa forza attira ancora oggi le persone e le porta alla Foresta Fossile di Dunarobba, al di là del suo indiscusso valore scientifico, perché è uno dei luoghi più affascinanti e spirituali di questa regione: non è blasfemia o mancanza di rispetto per i tanti luoghi di culto presenti in Umbria, ma all’interno dell’avvallamento in cui emergono i resti di questi straordinari tronchi, c’è un’energia atavica così potente, che il suo silenzio continua a parlarci anche dopo 3 milioni di anni.

È qualcosa che ha a che fare con la voce della propria madre udita per la prima volta: è un richiamo istintivo che riconosciamo subito, che sentiamo, che ci appartiene, anche se non sappiamo identificarlo: ma è una sensazione così rassicurante, che ci porta immediatamente a fidarci di essa e ci fa stare improvvisamente bene.

Sarà per quell’idea di culla disegnata dalla conca del terreno, quell’incavo che richiama il ventre materno, ma ogni volta che dall’alto si procede per entrare nel sito, si ha la percezione che una forza ci riporti ad uno stato primordiale; ad un’altra dimensione, quella naturale di cui facciamo parte, più lontana nello spazio e nel tempo da quella che viviamo solitamente, ma sicuramente più vera e reale di quella quotidiana. È un abbraccio che ci tranquillizza, ci quieta, e ci fa sentire al sicuro.

E allora quel tempio a cui i tronchi della Foresta Fossile fanno da colonne, ci appare in tutta la sua essenza, nella più materna e mistica spiritualità: è un ritornare alle proprie origini, a se stessi e al Pianeta che ci ha dato la vita. Perché la Foresta Fossile ci ricorda da dove veniamo.

Questo suggestivo scenario fa della Foresta Fossile un Tempio della Spiritualità a maggior ragione oggi che l’uomo moderno è proiettato nel proprio futuro e ha ormai raggiunto il suo cosiddetto punto di non ritorno, rifiutandosi a priori di ascoltare i continui richiami di chi gli ha donato la vita. Questi richiami sono silenzi che urlano, gridano: sta a noi, volerli ascoltare.

Perché ogni Tempio, come ogni Madre, possiede l’innata qualità di far pensare e riflettere nel silenzio di una preghiera, anche se basta un momento per poter ritrovare se stessi. E questo è un altro buon motivo per visitare la Foresta Fossile.

Biografia

Autore, attore e regista nell’ambito dell’Impegno Civile. Bolognese, diplomato al Liceo Artistico della sua città, si è sempre dedicato all’attività teatrale e video/cinematografica, concentrando il suo impegno nella propedeutica teatrale (Premio ANCI 2010) e quello sul Teatro della Memoria e Impegno Civile, come riportato da importanti riviste e testate giornalistiche.
Formatosi negli anni ’70 con gruppi e attori del Living Theatre, Odin Teatret, Grotowski e Kantor, ha lavorato nei maggiori festival nazionali ed internazionali. In televisione è stato testimonial di spot pubblicitari per RAI, Mediaset, Tele Montecarlo. Nel cinema ha recitato nel film “L’uomo che verrà” di Giorgio Diritti. Ha diretto programmi televisivi per Rete7/ETV, conferenze ed eventi web.
Creativo e grafico, ha lavorato nel campo della pubblicità e comunicazione a 360° in campagne pubblicitarie di livello nazionale. Nel 2002, è autore assieme a Nico Maccentelli, del romanzo storico “Fòdbàl 4a Brigata”, con le prefazioni del maestro Pupi Avati e del giornalista Giorgio Comaschi. Nel 2008 è stato l’autore e interprete dei testi per lo spettacolo “Tre parti di noi”, prodotto da Aterballetto/Fondazione Nazionale
della Danza. Collaboratore con la Comunità Ebraica di Bologna, ha scritto e diretto numerosi cortometraggi sul tema dell’Olocausto. Per la sua conoscenza del cosiddetto “caso Mortara”, la storia del piccolo bambino ebreo fatto rapire nel 1858 da Papa Pio IX, ha tenuto lezioni e spettacoli su questa vicenda in diverse facoltà universitarie. Nel 2015 ha realizzato un documentario per la Regione Veneto dedicato ad un cammino intitolato ad Antonio Fogazzaro. Nel 2020, per il progetto Humbria2O finanziato dalla Regione Umbria, ha realizzato i video dei 14 musei aderenti. Dal 1 luglio 2018, è il Fondatore e Presidente di Surgente, la prima Cooperativa di Comunità dell’Umbria che gestisce la Foresta Fossile di Dunarobba, con un progetto di rilancio particolarmente innovativo e di tipo interdisciplinare.

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