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La minaccia del sale

Tra le numerose minacce che la crisi climatica ed ambientale fa pesare sul pianeta, la concentrazione di sale nell’acqua e nel suolo è una particolarmente sottostimata. Gli impatti della salinizzazione si moltiplicano su tutti i continenti: nel 2023 gli abitanti di New Orleans negli USA sono stati gravati da un’acqua dai rubinetti salata in ragione della siccità del Missisipi; in Francia i viticoltori della Petite Camargue hanno visto le loro vigne soccombere all’assalto del sale; in Uzbekistan i raccolti di cotone sono stati fortemente compromessi a causa dei depositi salini nel sottosuolo. La degradazione della terre è al centro della COP 16 di Riyadh (Arabia Saudita) iniziata il 2 dicembre, che riunisce le delegazioni di 197 Paesi firmatari della Convenzione delle Nazioni Unite per la Lotta alla Desertificazione ed agli Effetti della Siccità – UNCCD, che è terminata il 13 dicembre 2024. Quest’anno il tema della COP 16 è stato “Our Land. Our Future” e, in concomitanza con il 30° anniversario dell’UNCCD, dovrebbe rappresentare un momento chiave nel processo di lotta alla desertificazione, al degrado del suolo e alla siccità, segnando un rinnovato impegno globale per accelerare investimenti e azioni. Nello studio presentato in questa occasione sono state evidenziate per la prima volta in 50 anni le previsioni mondiali di salinizzazione. Secondo questa stima redatta da ONU e Fao, 1,3 miliardi di ettari di terra sono compromessi da fenomeni di salinizzazione. Ciò significa 10,7 % del totale delle terre. È difficile confrontarle con stime che risalgono agli anni 70 e che usano metodologie profondamente diverse.  I modelli dell’aridità indicano che, con l’attuale tendenza all’aumento della temperatura, l’area interessata potrebbe aumentare tra il 24 e il 32% della superficie terrestre totale. Si prevede che la stragrande maggioranza dell’aridizzazione si verifichi nei paesi in via di sviluppo. Oggi, 10 paesi (Afghanistan, Australia, Argentina, Cina, Kazakistan, Russia, Stati Uniti, Iran, Sudan e Uzbekistan) rappresentano il 70% dei terreni mondiali contaminati dal sale. La crisi climatica sta aumentando l’aridità e la scarsità di acqua dolce. Gli esperti sono d’accordo sul fatto che il fenomeno cresce e che sono necessarie azioni per ridurre la salinizzazione indotta dall’attività umana. il deflusso del sale è fortemente perturbato dal riscaldamento climatico che asciuga le risorse d’acqua aumentando la concentrazione di sale in alcuni territori. Inoltre, sta causando l’innalzamento del livello del mare, favorendo l’intrusione di acqua salata. “Il riscaldamento globale sta avendo un impatto diretto attraverso l’aridificazione e l’evapotraspirazione, e gli scenari convergono sul fatto che la salinizzazione aumenterà, ma non siamo ancora in grado di fare proiezioni precise sulla proporzione di terra che alla fine sarà colpita”, dice Natalia Rodriguez Eugenio, responsabile terre e acqua del partenariato mondiale per il suolo della FAO. Oltre alla salinizzazione primaria, esiste un processo secondario causato dalle attività umane, come alcune pratiche di irrigazione o di drenaggio del suolo, la deforestazione, l’uso eccessivo di fertilizzanti minerali, lo sfruttamento eccessivo delle acque sotterranee nelle aree costiere e interne e le attività minerarie. Con un terzo della popolazione mondiale che già vive in Paesi in difficoltà idrica, il crescente fabbisogno di acqua è accompagnato da un deterioramento della qualità dell’acqua. Almeno il 16% delle acque sotterranee è oggi considerato salino o salmastro. Questa questione, come sottolinea la FAO è sottostimata. La salinizzazione secondaria rappresenta una minaccia diretta alla capacità produttiva dei terreni agricoli. Senza misure di adattamento, l’impatto potrebbe essere colossale: gli esperti della Global Soil Partnership stimano che, nei Paesi più colpiti dalla salinizzazione, le perdite di resa potrebbero salire al 72% per il riso, al 68% per i fagioli, al 45% per la canna da zucchero e al 37% per il mais. “Le situazioni locali sono molto varie e dipendono da ciascuna specie”, aggiunge Natalia Rodriguez Eugenio. Si stima che, a livello globale, la salinità del suolo possa influire sulle rese fino allo 0,5%, ma le regioni aride o semi-aride sarebbero molto più colpite”. Per mitigare la salinizzazione, gli esperti chiedono di modificare le pratiche agricole attraverso una migliore gestione dell’acqua, l’uso di pacciamature, la rotazione e la diversificazione delle colture e l’incoraggiamento dell’agroforestazione. Per le aree più colpite si sottolinea di sviluppare specie vegetali maggiormente resistenti alla salsedine, in particolare piante alofite alcune delle quali sono nutrienti come la salicornia.

Biografia

Mi sono laureato in filosofia a Torino, ho conseguito un dottorato in filosofia ed ho svolto attività di ricerca in università italiane e straniere.

Sono stato deputato della Repubblica per 3 legislature nelle quali mi sono occupato di agricoltura ed ambiente in particolare di Agricoltura sociale, di Agricoltura biologica, spreco alimentare e di alcune filiere produttive

Ora ho una società che si occupa di agricoltura e ambiente.

Recentemente ho pubblicato Decarbonizzare la democrazia che è un testo che interroga il nostro sistema politico istituzionale alla luce delle fonti energetiche che ne hanno consentito lo sviluppo. Collaboro con diverse testate giornalistiche (Agricolae, AGEEI e Avvenire Agricolo).

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