
Giocare per strada: un ricordo di altri tempi o una città che guarda al futuro?
Una delle attività che più mi piace del mio lavoro è accompagnare scuole italiane, durante il loro viaggio d’istruzione, alla scoperta della sostenibilità nella città di Friburgo.
È bello poter mostrare questa città a persone giovani, curiose, che in alcuni casi visitano un Paese del centro Europa per la prima volta.
Mi piacciono i confronti che possono nascere: cose che per me – dopo ormai 10 anni di vita in Germania – sono diventate parte del quotidiano, per loro sono delle novità che fanno sorridere e sorprendere. Proprio durante una visita di pochi giorni fa è avvenuta una di queste conversazioni che mi è rimasta stampata in testa.
Ci trovavamo a Vauban, il celebre eco-quartiere di Friburgo, un esempio virtuoso di urbanistica sostenibile, e stavo spiegando il significato di Verkehrsberuhigter Bereich, ovvero “zona a traffico calmierato”, chiamata più comunemente strada-gioco. Si tratta di un tipo di strada in cui le automobili sono ammesse, ma possono circolare solo a passo d’uomo. Questo perché l’utenza principale non sono i veicoli, ma le persone: bambini, bambine, famiglie, anziani, che in quello spazio pubblico possono muoversi in sicurezza e persino giocare, come suggerisce appunto il nome stesso.
Dopo la spiegazione uno studente ha condiviso una riflessione che è stata difficile da dimenticare: “Mio papà viene da un paesino, e quando si dice che lì i bambini giocano in strada, non è per mettere in luce un aspetto positivo. Al contrario, è per far capire che è un posto talmente arretrato che le strade sono rimaste come quelle di una volta.”
Eccola una differenza profonda, che però non fa né sorridere né sorprendere: in molte città italiane, ancora oggi, il concetto di progresso urbano sembra coincidere con la presenza di automobili e quanto velocemente questi mezzi possano andare.
Ma a quale prezzo? Abbiamo davvero riflettuto sulle conseguenze di questo modello?
Nelle città progettate per la velocità automobilistica, a essere sacrificate sono prima di tutto la sicurezza, lo spazio pubblico e la qualità della vita delle persone che ci vivono. I bambini non giocano più per strada, non perché la società sia più evoluta, ma perché non c’è più spazio né condizioni per farlo.
Bisognerebbe poi chiedersi perchè questa tesi venga ancora avvalorata in Italia, quando ormai da anni, molte città europee stanno seguendo una direzione completamente diversa.
Berlino, Barcellona, Delft, Basilea, Parigi – solo per citarne alcune – crescono, si muovono, si sviluppano e allo stesso tempo progettano strade-gioco, superblock, woonerf, Begegnungszonen, convertono strade di quattro corsie in boulevard ciclopedonali. Qui si favoriscono modelli di spazio urbano dove i mezzi rallentano e le persone riconquistano il proprio diritto alla città.
Ecco che emerge il paradosso italiano: l’equazione tra velocità e progresso non solo è superata, ma si sta dimostrando controproducente. Al contrario, là dove si riduce la velocità veicolare, fioriscono nuove opportunità economiche, si rafforza il tessuto sociale, si crea benessere diffuso.
Come si ottiene tutto questo?
Ripensando gli spazi pubblici. Progettando strade multifunzionali condivise tra utenti diversi, dove la priorità non è più la macchina, ma la convivenza e la considerazione reciproca da parte dei diversi soggetti che occupano questo spazio pubblico. In questi spazi, la strada non è solo un’infrastruttura di transito, ma diventa luogo di incontro, socialità, gioco, pausa, vita.
A conferma di questo cambio di paradigma, voglio chiudere con una nota significativa che si trova nella sezione Viabilità e Piano di mobilità urbana del sito del Comune di Friburgo, alla voce dedicata alle aree a traffico calmierato:
“Nota bene: A causa dell’elevato numero di richieste esistenti che non sono ancora state elaborate, al momento non possiamo accettare nuove domande. Ci rammarichiamo di ciò e intendiamo agevolare la presentazione di nuove proposte nel prossimo futuro.”
Un messaggio semplice, ma eloquente. Le richieste per creare nuove aree a traffico calmierato – ovvero luoghi più vivibili, sicuri e condivisi – sono così numerose da superare la capacità amministrativa di gestirle in tempo reale. Un segnale chiaro: i cittadini vogliono più spazio, più lentezza, più qualità. E le amministrazioni che hanno scelto questa direzione, come Friburgo, stanno raccogliendo i frutti di una visione lungimirante.
Perché c’è una cosa che ormai appare evidente: le città che ripensano lo spazio pubblico come spazio per i propri cittadini, non tornano più indietro. E non perché sia una scelta ideologica o “radicale”, ma perché funziona. Porta benefici concreti, misurabili, visibili. Aumenta la vivibilità, migliora la salute pubblica, sostiene il commercio di prossimità, rafforza la comunità.