

Elle est retrouvée.
Quoi? – L’Éternité.
C’est la mer allée
Avec le soleil.
(Arthur Rimbaud)



ma non sapevo che nascere folle,
aprire le zolle
potesse scatenar tempesta.

Nascondo me stessa nel mio fiore
affinché appassendo nel tuo vaso,
tu, inaspettatamente, senta per me
quasi una solitudine
(Emily Dickinson)


Georgia O’Keeffe
E venne un momento in cui il rischio
di rimanere chiusi in un bocciolo
era più doloroso del rischio di sbocciare.
(Anaïs Nin)

e morire è qualcosa di diverso
qualcosa di più fortunato.

Balliamo un lento valzer
in un’aria viziata di aforismi
ci incontriamo dietro infiniti vasi di palme
tu scali le finestre sbagliate
Altri se ne vanno
ma io resto sempre fino alla fine
ho pagato il prezzo, voglio
vedere quello che succede
(Margaret Atwood)

Sento che la vita è meravigliosa,
tremo per l’eccitazione che sa darmi il mondo dell’arte,
il solo in grado di darmi speranza e per il quale
valga la pena vivere.
(Yayoi Kusama)

Un’ora in crisalide passare
poi allegra, alta sull’erba che recede,
come farfalla andare!
Un momento per riflettere
poi più saggia d’un surrogato
l’universo conoscere!
(Emily Dickinson)

Nulla si erge in questo mondo
con più innocenza di un albero di pino.
(Henry David Thoreau)

Il tuo verso sia la cosa involata
che si sente fuggire da un’anima avviata
verso altri cieli, ad altri amori.
(Paul Verlaine)

Una nuova parola
è come un seme fresco
gettato nel terreno della discussione.
(Ludwig Wittgenstein)

Alla fine dei tuoi giorni
resteranno le tue imprudenze,
e più che i calcoli e gli indugi
resteranno i canti.
(Franco Arminio)

Ma d’improvviso, mentre aguzzava gli occhi sempre più in fondo agli abissi, vide laggiù un vivido punto bianco non più grosso di una candida donnola che saliva con prodigiosa rapidità e salendo ingrandiva, finché si voltò e allora si videro chiare due lunghe file storte di denti bianchi, scintillanti, che affioravano dall’abisso impenetrabile. Era la bocca aperta e la mandibola a spirale di Moby Dick; il corpo immenso, in ombra, ancora mezzo confuso con l’azzurro del mare.
(Herman Melville, Moby Dick)

Davanti alla dismisura delle cose cerco di provvedere,
scendo nel loro baratro. Ogni volta riemergo
con il metro, il compasso, la mente piena di cifre.
Mi struggo per la geometria, mi ostino inutilmente
a calcolare l’area del cubo, del parallelepipedo,
del prisma, nomi di un’aria di cristallo priva di veleno.
È un sogno infantile di teorema,
un innesto di mondo su un segmento di radice.
Se la osservi rimanda a un’equazione, al suo quadrato,
con l’ala dei numeri che svetta su ciò che è smisurato.
(Antonella Anedda, Geometrie)

Le sere blu d’estate, andrò per i sentieri
graffiato dagli steli, sfiorando l’erba nuova:
ne sentirò freschezza, assorto nel mistero.
Farò che sulla testa scoperta il vento piova.
Io non avrò pensieri, tacendo nel profondo:
ma l’infinito amore l’anima mia avrà colmato,
e me ne andrò lontano, lontano e vagabondo,
guardando la Natura, come un innamorato.
(Arthur Rimbaud, Sensazione)

Invece luglio taglia,
Luce-lama
Che abbaglia
E incide me
Pallido candidato all’esclusione
Bruciato dall’invidia
Per chi si abbronza incolume
Mentre io ustionato
Decorato di piaghe
Ho la pelle che cade
Da lebbroso
Lebbroso della luce
Da questuante
Da questuante dell’ombra
Vampiro condannato a amare luglio
Soffrendone il barbarico barbaglio.
(Valerio Magrelli, Il sangue amaro, Einaudi)