Follow us on social

Umbria Green Magazine

  /  Arte e Cultura   /  Carsulae: armonia fra natura e storia dell’uomo
Carsulae Anfiteatro

Carsulae: armonia fra natura e storia dell’uomo

Questo articolo è stato scritto da Claudia Costantino, archeologa, assistente alla fruizione accoglienza e vigilanza presso l’Area archeologica di Carsulae.

 

Chiunque si trovi a visitare Carsulae per la prima volta rimane immancabilmente colpito dal connubio fra i resti archeologici e la natura rigogliosa che li accoglie. Macchia mediterranea, maestose querce, l’habitat perfetto per le orchidee selvatiche, gli odori delle erbe spontanee, prima fra tutte la mentuccia, rendono la visita all’area archeologica un’esperienza avvolgente per tutti i sensi.

«È tutto l’ambiente che ci piace», scrive Umberto Ciotti, l’archeologo a cui dobbiamo la scoperta di Carsulae attraverso operazioni di scavo e restauro che durarono dal 1951 al 1972, «è proprio la natura del luogo che ci attrae, placa e stimola al tempo stesso, tanto che si può dire che Carsulae, prima ancora che monumenti, è natura».

E non dobbiamo pensare che questo aspetto sia stato ignorato dai nostri antenati: lo storico latino Tacito, narrando gli episodi della guerra civile fra Vitellio e Vespasiano nel 69 d.C. racconta che le truppe vitelliane, in marcia verso Roma lungo la Flaminia, si fermarono a Carsulae per un periodo di riposo, proprio perché «locus ipse placebat, late prospectans, tuto copiarum adgestu, florentissimis pone tergum municipiis» (Il luogo sembrava ideale, con un’ampia visuale, sicuri
rifornimenti per le truppe e floridi municipi alle spalle).

Per chi non la conosce (e invito a visitarla, non appena sarà possibile) Carsulae è una città romana sorta lungo la via Flaminia, la strada tracciata dai Romani nel 220 a.C. per collegare la capitale con il versante adriatico. La strada esercitò una forte attrazione per gli abitanti della zona (il territorio circostante, prima della conquista romana, era caratterizzato da un popolamento sparso concentrato sulle alture), che si trasferirono a valle per approfittare della maggiore facilità di spostamento.

La città visse il suo massimo splendore durante l’età augustea: Augusto, dopo aver pacificato i conflitti esterni ed interni, impiegò le risorse delle casse statali per restaurare le principali vie di comunicazione e anche le città che lungo queste strade si erano create. A Carsulae si possono datare all’età augustea quasi tutti i monumenti oggi visibili: il foro e tutti gli edifici che si affacciavano su di esso (templi, edifici pubblici e una grande domus recentemente messa in luce, decorata con ricchi pavimenti in mosaico), il teatro, e il maestoso arco di San Damiano, che marca il confine fra territorio urbano e area extraurbana occupata dalla necropoli.

Il suolo carsulano è un pianoro travertinoso interessato da fenomeni carsici ben evidenti, con affioramenti rocciosi e depressioni a imbuto che prendono il nome di doline. A prima vista non sembrerebbe quindi un territorio così favorevole alla costruzione di strutture urbane.

Ma se ci fermiamo ad osservare meglio, questa prospettiva può essere facilmente ribaltata. Una delle due doline all’interno della città è oggi poco percepibile perché i Romani la utilizzarono per costruirvi l’anfiteatro. Gli anfiteatri, destinati ad accogliere migliaia di persone, occupavano molto spazio, e la loro costruzione esigeva grande dispendio economico.

Utilizzare un avvallamento già esistente consentì un notevole risparmio: vennero semplicemente regolarizzati i bordi nord e sud della dolina, incassandovi l’ellisse; le murature sono solo in parte sopraelevate rispetto alle quote antiche e le gradinate poggiano parzialmente su terrapieno.

L’altra dolina è meglio visibile e si trova all’incrocio fra il cardo (costituito dalla via Flaminia) e il decumano. Secondo i primi studi, Carsulae sarebbe stata abbandonata intorno alla metà del IV sec. d.C. a seguito di una calamità naturale, e la dolina, il cui lento movimento è ancora in atto (lo si può vedere dal tratto nord del decumano, che sta lentamente scivolando al suo interno) sembrava essere prova tangibile di un terremoto.

Ultimamente però questa teoria è stata messa in dubbio: nel 2013 è stato aperto un saggio di scavo alla sua estremità nord, prendendo avvio dalla scoperta di un basolato stradale nella parte più alta, che partiva dalla Flaminia e proseguiva verso sud-est, tangendo il bordo della dolina. L’indagine ha permesso di datare la strada all’età tardo repubblicana (II-I sec. a.C.), ma in età augustea il settore subì numerosi interventi, certo legati al programma di risistemazione urbanistica, ma anche per compensare gli effetti del cedimento della dolina, che avrebbe causato lo slittamento della strada.

L’intervento comportò il restauro del basolato ma anche un poderoso interro all’interno della dolina, alto oltre due metri, che conteneva una quantità incredibile di frammenti ceramici e scorie ferrose. Il cedimento, più antico di quanto si credesse, non fu causa dell’abbandono della città, ma anzi era un elemento con cui gli antichi abitanti convivevano, ponendo rimedio ai danni e sapendone sfruttare le risorse: sicuramente, allora come oggi, sul fondo confluiva l’acqua piovana che veniva
sfruttata per l’irrigazione e per le attività produttive (nelle vicinanze si trovava un’officina per la lavorazione del metallo, e poco più a nord è stata scoperta anche una piccola fornace per la produzione ceramica). I suoi bordi ripidi e scoscesi, allora più di oggi, vennero inoltre regolarizzati per sanare la frana e per poterli sfruttare meglio, riempiendoli con questo grande livello costituito essenzialmente di materiali di scarto.

La città di Carsulae da questo punto di vista costituisce un piccolo esempio, ma concreto e visibile, di buone pratiche da cui ancora oggi dovremmo prendere ispirazione.

Biografia

Il Parco comprende le rovine del municipio romano di Carsulae, sorto ai lati della via Flaminia, presso San Gemini, località nota sin dall’antichità per le sue fonti di acque minerali. Del ricco e attivo centro, pianificato in età augustea, sono visibili i resti dei principali monumenti pubblici, civili e religiosi: la Curia e i templi Gemini – affaccianti sul foro –, la basilica, il teatro e l’anfiteatro, questi ultimi lungo la via Flaminia, che entrava in città attraverso il monumentale arco di San Damiano. Il tratto urbano della strada formava il cardo maximus, lastricato con basoli di pietra calcarea e munito di marciapiedi e di canalizzazioni per lo scolo delle acque. Monumenti funerari sono visibili a nord dell’arco di San Damiano, mentre nella zona opposta è un impianto termale, tuttora in corso di scavo. L’alimentazione dell’acqua avveniva tramite cisterne, di cui una, dopo vari utilizzi, è stata trasformata in Antiquarium e destinata ad accogliere frammenti architettonici e di intonaco dipinto, terrecotte architettoniche, nonché una serie di sculture a destinazione funeraria. Testimonianza della diffusione del cristianesimo è la chiesa dei Santi Cosma e Damiano, ricavata in epoca medievale da un preesistente edificio romano lungo la Flaminia. A lungo utilizzata come deposito di materiali archeologici, è stata recentemente recuperata e trasformata in struttura espositiva.

Articoli simili

You don't have permission to register